Il conto corrente cointestato è uno strumento utile a facilitare l’utilizzo del proprio denaro da parte di un parente stretto o, perché no, di un amico, il tutto senza la necessità di aprire un secondo conto. Tuttavia, può essere uno strumento insidioso. Lo è certamente quanto il cointestatario è in realtà “malintenzionato”, ma può essere anche quando entrambi i titoli adottano un approccio trasparente e onesto l’uno nei confronti dell’altro.
La verità è che la legge è abbastanza stringente a riguardo, e spesso entra nel dettaglio. Ecco che i cointestatari sono chiamati a una maggiore consapevolezza sullo strumento che hanno sottoscritto. Qui cerchiamo di favorire questa presa di coscienza.
Cos’è un conto corrente cointestato
Prima di tutto, è bene fare una panoramica sul conto corrente cointestato. A un livello superficiale, tutti sanno cosa sia: un conto corrente con più titolari (in genere due), che possono fruirlo liberamente, quasi come se fosse i proprietari esclusivi. Il quasi è d’obbligo, anche perché in linea teorica e, per quanto possibile, pratica, ciascun titolare può movimentare solo il denaro corrispondente alla sua quota.
Va tenuto conto, poi, che esistono due tipologie di conti correnti cointestati
- Conto correnti cointestati a firma disgiunta. Questi “CC” si caratterizzano per la possibilità, da parte di un titolare, di agire liberamente (entro i limiti delle quote), senza il “permesso”, o per meglio dire la firma, dell’altro titolare.
- Conti correnti cointestati a firma congiunta. In questo caso, ogni operazione finanziaria dovrà essere autorizzata da tutti i titolari. E’ una forma scomoda, leggermente meno diffusa rispetto alla prima.
I rischi di un conto corrente cointestato
I pericoli di un conto corrente cointestato sono due, e non riguardano – se non indirettamente – la questione della sicurezza, intesa come rischio di perdita del capitale. Più che altro, riguardano i rapporti tra i titolari.
Il primo rischio, appunto, è che uno dei due cointestatari agisca a danno dell’altro, prelevando più del “collega”, o per meglio dire più di quanto gli spetta, o autorizzano operazioni finanziarie che possano danneggiarlo.
Il secondo rischio riguarda la banca. No, non stiamo parlando di chissà quale manovra, bensì all’attivazione di un blocco più o meno per questioni di sicurezza, spesso circoscritti a casistiche precise (es. la morte del titolare e la conseguente apertura della successione). Può capitare, infatti, che l’intestatario ne approfitti, e sposti il denaro del defunto prima che gli eredi possano agire.
Conto corrente cointestato: cosa sapere… Per difendersi
Per difendersi da questi (e altri) rischi è necessario maturare una certa consapevolezza su alcuni aspetti. Ecco quali.
La banca non è responsabile dei comportamenti dei cointestatari. Può sembrare strano, a tratti paradossale, ma la banca non ha alcuna responsabilità legale se uno dei due titolari mette in atto comportamenti scorretti, nemmeno se tali comportamenti non possono, per loro stessa natura, passare inosservati. Pensiamo al prelievo eccessivo, ben oltre la propria quota, da parte di un titolare. Ebbene, la banca non può mettere becco autonomamente, dunque sta ai titolari “controllarsi a vicenda”
Se uno dei due cointestatari muore, la banca può impedire all’altro di utilizzare il conto corrente. Ciò avviene esclusivamente quando la firma è congiunta. Infatti, venendo a mancare il cointestatario, e quindi la sua firma, nessuna operazione può essere portata a termine. Questo “regime di chiusura” termina quando tutti gli eredi hanno preso possesso della loro quota.
E’ possibile stabilire delle quote di proprietà. Nell’immaginario collettivo, i conti correnti cointestati sono sempre divisi in parti uguali. Per esempio, due coniugi con un unico conto corrente cointestato, avranno ciascun diritto al 50% del conto. Tuttavia, con dichiarazione certificata, è possibile stabilire quote diverse: 40% e 60%, 45% e 55% etc. E’ un’idea da perseguire, se il cointestatario produce poco reddito, o non ha bisogno di così tanto denaro.
La cointestazione è in realtà una donazione. Infine, un appunto di tipo giuridico: la cointestazione di un conto corrente già esistente è, tecnicamente parlando, una donazione, dunque sovente soggetta alle medesime leggi. Nella fattispecie, è come se il titolare regalasse una parte della sua liquidità.