Cosa ci riserverà il 2021 dal punto di vista del trading e degli investimenti? Una domanda che si pongono in molti, in primis perché l’anno sta volgendo al termine, e quindi è tempo di bilanci e previsioni. In secondo luogo perché il 2021 promette (o minaccia, a seconda dei punti di vista) realmente di essere un anno sorprendente, nel bene o nel male. D’altronde, veniamo da dodici mesi convulsi, in un certo senso storici sotto molti punti di vista, non ultimo quello finanziario.
E’ bene, dunque, ragionare sull’anno venturo, cercando di immaginare alcuni trend e sfide che gli investitori dovranno gestire o affrontare. Lo scopo non è offrire un compendio completo, obiettivo per altro impossibile, bensì proporre qualche spunto di riflessione.
2021, un anno difficile?
Il primo spunto di riflessione riguarda il segno complessivo che il 2021 assumerà. La paura che il 2021 si riveli una copia conforme del 2020, o che ponga in essere i medesimi problemi, c’è ed è legittima. D’altronde, il mondo esce da un anno terribile, che ha visto l’esplosione della peggiore pandemia del secolo, in grado di mettere in ginocchio le economie, frenare gli investimenti, aumentare il senso di incertezza a livelli fino a qualche tempo fa inimmaginabili.
Nessuno ha la sfera di cristallo, ma certo c’è qualche ragione per essere ottimisti. Se l’origine di gran parte dei mali del presente è la pandemia, e che essa getta la sua ombra su quasi tutte le attività umane, non ultimo gli investimenti, è possibile comunque immaginare una sua fine, non lontana se non addirittura imminente. Il riferimento è al varo dei vaccini anti-covid, che verranno somministrati in massa proprio nel corso del 2021.
Basterà? Sarà sufficiente qualche mese o dovremo attendere ancora a lungo? Gran parte delle incertezze, per quanto riguarda l’anno venturo, dipendono da queste domande.
I trend e le sfide del 2021
Ad ogni modo, per riassumere e per riflettere, vi presentiamo quattro sfide/tendenze, con risvolti su trading e investimenti, che potrebbero dominare il 2021.
L’aumento dei crimini informatici. In genere non ci si pensa, o almeno il tema è passato per ora sottobanco. Eppure rischia di incidere profondamente. Stiamo parlando dell’aumento dei crimini informatici che, vista l’intensificazione delle attività in smart working, potremmo “apprezzare” nel corso del 2021. Se i crimini mietessero vittime tra le grandi aziende, ecco che assisteremmo a delle ripercussioni anche sul fronte azionario. Certo, gli attacchi informatici portati negli ultimi mesi, non ultimo quello contro l’EMA, non fanno sperare niente di buono.
Una ripresa lineare. Un trend possibile è quello della ripresa economica lineare. Probabile? Forse no. Possibile? Assolutamente sì. Di nuovo, la questione ruota attorno ai vaccini. Se realmente si dimostreranno efficaci non solo a proteggere il singolo ma anche a fermare il contagio, allora le economie potranno riprendere il loro corso, leccarsi le ferite e iniziare un percorso stabile di ripresa. Certo, va presa in considerazione anche la sfida della distribuzione, che è titanica anche per i paesi più sviluppati dell’Occidente.
Una ripresa a “W”. Nel caso in cui la sfida distributiva venisse persa, o il vaccino non rappresentasse la panacea di tutti i mali scatenati dalla pandemia, la prospettiva più realistica sarebbe quella di una ripresa a W, ovvero inframezzata da brevi ma gravi periodi di crisi. Di conseguenza, anche l’azionario ne risentirebbe. Anche perché gli investimenti hanno bisogno di stabilità. Sul piatto della bilancia, anche le distorsioni poste in essere da politiche monetarie troppo espansive e troppo estese nel tempo.
La distensione geopolitica. Questo è un trend “quasi certo”. Il riferimento è al nuovo corso degli Stati Uniti, che di recente come sicuramente già saprete hanno visto l’entrata in scena di Joe Biden. La sua amministrazione promette un deciso cambio di passo, non solo per quanto concerne il fronte interno ma anche per quanto concerne i rapporti internazionali. Di certo, si assisterà a un miglioramento dei rapporti con la Cina, a una distensione diplomatica e alla stipula di nuovi accordi commerciali. Ciò da un lato rappresenterà un fattore di stabilità dei mercati, e dall’altro premierà gli asset delle economie emergenti.