Il Mercato Petrolifero tra Crisi Economica e Nuova Amministrazione USA

Investimenti

Il mercato petrolifero è da sempre oggetto di interesse per gli investitori, oltre che – com’è logico che sia – per gli attori economici. Tuttavia, al pari di altri mercati, si appresta a vivere un anno all’insegna dell’incertezza. In particolare, alcuni temi rischiano di tenere banco: la crisi economica e le politiche di Joe Biden, che si preannunciano radicalmente diverse rispetto a quelle dell’amministrazione Trump.

Ne parliamo in questo articolo, cercando di dipingere un quadro del 2021 del petrolio, soprattutto nella prospettiva degli investitori. 

Le sfide del mercato petrolifero in questo 2021

Il petrolio è giudicato da molti un asset tutto sommato leggibile, certamente più interpretabile di altri. Il motivo è semplice: è suscettibile a market mover stabili, potenzialmente prevedibili, con il quale ha maturato nel corso del tempo un legame molto forte. Pensiamo alle performance dell’economia reale, per esempio. Un’economia in crescita è correlata a un aumento della domanda di energia, e quindi di petrolio, che nonostante tutto è ancora “il motore del mondo”. 

Proprio il calo della domanda, o la sua permanenza su livelli bassi, rappresenta la sfida più importante che il petrolio dovrà affrontare nel 2021. D’altronde, se si escludono pochi fortunati paesi, tra cui la Cina, il mondo è in recessione. Ovunque si cerca di arginare il virus con le chiusure, provvedimenti necessari ma dannosi per l’economia. 

Il tema della domanda si intreccia inevitabilmente con quello dell’offerta. Mentre la domanda arranca, la produzione rischia di proseguire secondo i ritmi abituali, determinando uno squilibrio che porta inevitabilmente a una contrazione dei prezzi.

I tentativi dell’OPEC e la questione americana

Agire sulla domanda è complicato in “tempo di pace”, figuriamoci durante una pandemia. Gli stati non hanno un reale controllo sulla domanda aggregata, meno che mai in questo periodo. Dunque, non rimane che agire lato offerta. Da questo punto di vista, fa ben sperare l’impegno dell’OPEC, che sta promuovendo tagli capaci di compensare almeno minimamente l’anemica domanda di petrolio. Sia chiaro, tutte le riunioni dell’OPEC sono concitate, anche perché l’interesse collettivo spesso contrasta con l’interesse dei singolo, ma si sta comunque assistendo a una buona unità d’intenti.

La riduzione della produzione però si inserisce su alcuni contesti regionali in grado di vanificare gli sforzi. Il riferimento è agli Stati Uniti e, in particolare, alle concessioni effettuate durante l’amministrazione Trump in merito allo sfruttamento di nuovi giacimenti petroliferi. Tale attività potrebbe incidere sull’offerta, facendo abbassare i prezzi.

Joe Biden si è già mosso, sebbene con la massima prudenza, almeno secondo gli ambientalisti. Con un ordine esecutivo firmato mercoledì 27 gennaio ha imposto la revisione delle concessioni emesse di recente. Potrebbe non bastare, soprattutto potrebbe non portare a una sospensione delle attività.

Sullo sfondo, l’intenzione della nuova amministrazione USA di puntare sulla Green Economy, sulle energie rinnovabili e sui dispositivi a emissioni zero. Una politica di progressivo abbandono del petrolio potrebbe incidere negativamente sulla domanda e spingere al ribasso i prezzi.

Due scenari per la ripresa economica e il petrolio

Al netto delle politiche USA, che sono ancora in embrione e – probabilmente – si svilupperanno nel’arco di anni, cosa si può dire di certo circa il 2021 del petrolio? 

Ebbene, le certezze sono ben poche. E’ possibile però descrivere due scenari, che riguardano la velocità con cui il mondo uscirà dalla crisi sanitaria e, di conseguenza, dalla crisi economica.

Il primo scenario è quello più negativo, apocalittico per alcuni, e ritrae un 2021 decisamente simile al 2020. Non è esattamente campato in aria, e nemmeno troppo pessimista, se si pensa al pericolo causato dalla diffusioni delle varianti brasiliana e sudafricana, che minacciano di rendere vana l’attività vaccinale. In questo caso, la domanda del petrolio non solo abdicherà alle speranze di crescita, ma potrebbe addirittura diminuire, con tutto ciò che ne consegue in termine di deprezzamento.

Il secondo scenario è ottimista, e prevedere un’uscita dalla crisi sanitaria in tempo utile per apprezzare il segno più accanto a molti parametri economici. In questo scenario la crescita porterà a un aumento della domanda del petrolio, che potrebbe essere repentina dal momento che la crisi attuale non ha origini sistemiche, ma contingenti. E’ quasi superfluo dire che, nel caso in cui tale ipotesi si avverasse, il petrolio registrerebbe una sensibile rivalutazione.

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