Conto Corrente Aziendale: Cos’è, a Cosa Serve e Quando è Obbligatorio

Conti correnti

Il conto corrente aziendale è uno strumento necessario per il funzionamento di un’azienda. E’ anche uno strumento ordinato dalla legge, a volte. La questione è più complessa di quello che sembra, e rischia di ingenerare confusione.

Ne parliamo in questo articolo, chiarendo le differenze tra conto corrente “normale” e conto corrente aziendale, circoscrivendo i casi di obbligatorietà.

Cos’è il conto corrente aziendale

Il conto corrente aziendale è il conto corrente intestato alle aziende. E’ uno strumento come minimo utile in quanto isola entrate e uscite realizzate per conto dell’azienda da quelle realizzate in qualità di privato. Una divisione necessaria sia ai fini della contabilità e dell’ottimizzazione dei flussi di cassa, sia in vista della dichiarazione dei redditi.

Per esempio, i bonifici emessi con il conto corrente aziendale hanno come intestazione il nome dell’impresa, e non quello del privato. Lo stesso vale, ovviamente, per i bonifici in entrata.

Il conto corrente aziendale è sempre consigliato ma solo in determinati casi è obbligatorio. Proprio nel prossimo paragrafo affrontiamo il tema dell’obbligatorietà.

Quando è obbligatorio il conto corrente aziendale

Tutti, o quasi, hanno un conto corrente personale. Di certo lo hanno i lavoratori, siano essi pubblici o privati, dipendenti o autonomi. Ecco che aprire un secondo conto corrente di natura “aziendale” viene percepito come un fastidio, come un inutile dispendio di risorse. Ma è proprio necessario aprirlo? Non esattamente. Le casistiche sono ampie, almeno numericamente.

Stando al legislatore, a tutte le attività autonome deve essere dedicato un conto corrente specifico ed esclusivo, ovvero un conto corrente aziendale. All’obbligo sono soggette quindi tutte le Partite Iva, siano esse collegate a un’impresa, a un’azienda, a una ditta individuale o a un libero professionista.

Quest’obbligo però trova una causa di esclusione in tutte quelle Partite Iva che godono del Regime Forfettario, ovvero quel regime fiscale che pone in essere una tassazione agevolata e che esonera dal calcolo dei costi sostenuti, sostituiti appunti da una deduzione forfettaria. Essa, tra parentesi, è calcolata in percentuale sul reddito lordo (dipendentemente dal codice Ateco, in media è del 22%).

Per questa categoria, molto ampia, non sussiste l’obbligo del conto corrente aziendale. Ciò non toglie però che sia utile anche in questi casi. Anche perché, come già anticipato, permette di separare entrate e uscite aziendali dalle entrate e uscite relative all’attività lavorativa, ponendo le basi per un’ottimizzazione delle spese e facilitando anche la dichiarazione dei redditi.

Cosa permette di fare il conto corrente aziendale

Dal punto di vista operativo, qual è la differenza tra conto corrente aziendale e conto corrente “normale”? Da fuori le differenze sembrano quasi pari a zero, ma invece ci sono e impattano significativamente sull’attività di impresa. Ecco una rapida panoramica.

Operazioni a nome dell’azienda, non della persona fisica. Si tratta di una funzione importante, sia per una questione di ordine che di autorità. Proprio l’intestazione dedicata e specifica, tra l’altro, facilita la distinzione tra spese ed entrate relative alle attività e spese/uscite di natura personale.

Collegamento con il POS. Anche questa è una funzione molto comoda, in quanto consente a chi eroga un servizio o vende al dettaglio di trasferire immediatamente l’incasso nel conto corrente. E’ una funzione utile soprattutto per i commercianti, ma anche semplicemente per chi accetta pagamenti con il POS (anche di semplici cartelle).

Agevolato accesso al credito e ai servizi assicurativi. Buona parte dei conti correnti aziendali sono collegati a servizi di accesso al credito o assicurativi pensati appositamente per gli autonomi e per gli imprenditori.

Strumenti semplificati e automatici per il pagamento degli stipendi. Altra funzione importante, che rende più agevole la gestione dell’operatività aziendale. C’è una grande differenza tra l’emissione degli stipendi “uno ad uno” e le emissioni a blocchi, magari in automatico.

Possibilità di pacchetti dedicati. Per quanto riguarda i costi, di base il canone di un conto corrente aziendale si attesta sui 200 euro l’anno. Tuttavia, molte banche predispongono pacchetti che consentono di abbassare il canone o addirittura di azzerarlo. L’accesso a questi pacchetti comporta spesso lo svolgimento stabile, regolare e periodico di alcune operazioni.

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