Il Bitcoin è salito nuovamente alla ribalta. Aveva fatto parlare di sé nel 2017, quando è stato protagonista di un rally come mai si erano visti. Dopo era caduto un po’ nell’oblio, almeno a giudicare dallo spazio riservato dai media tradizionale, complice un crollo memorabile.
A partire dagli ultimi mesi del 2020 ha iniziato a macinare terreno, fino a raggiungere i suoi massimi storici. Dunque, ha iniziato a imporsi nell’immaginario collettivo come un investimento da prendere in considerazione, quasi come un bene rifugio. Molti lo considerano il “nuovo oro”.
C’è da fidarsi? Il Bitcoin è una buona soluzione anche per il piccolo investitore? In realtà, come tra l’altro suggerito dai policy maker e dalla autorità monetaria, si tratta di un asset potenzialmente molto pericoloso. A uno sguardo meno superficiale in effetti, la definizione pare calzargli. I motivi per affermare ciò sono almeno cinque.
Bitcoin, un asset particolare
Prima di parlare dei motivi per cui è lecito associare il Bitcoin al concetto di pericolo, è utile spendere qualche parola su questo particolare asset.
Il Bitcoin è una valuta digitale, la più famosa. A differenza delle valute “normali”, però, è decentralizzata e indipendente. Dunque, non ha alle spalle una banca centrale o un ente dai poteri paragonabili che possa regolarne l’emissione. Inoltre, non è collegata specificatamente a una economia nazionale o a un’economia comunitaria (come l’euro, per intenderci). Dunque, viene considerato principalmente come un asset di investimento.
Il Bitcoin non è una vera valuta
Benché i suoi sostenitori la definiscano tale, il Bitcoin non è un valuta vera e propria. Non nella sostanza almeno. I beni e i servizi che possono essere acquistati con il Bitcoin sono infatti relativamente pochi. Dunque, siamo nel campo delle eccezioni.
Ciò, inevitabilmente, priva il Bitcoin di una certa solidità, in quanto viene a mancare una funzione specifica, una utilità pratica di fondo. Va detto, comunque, che si stanno facendo sforzi in questo senso, e che i gestori del Bitcoin stanno in qualche modo spingendo per un riconoscimento ufficiale da parte delle autorità. La questione ruota attorno al concetto di credibilità che, in quanto mezzo di pagamento, Bitcoin ancora non ha.
Il Bitcoin è estremamente volatile
E’ probabilmente questo il motivo più evidente e allo stesso tempo più limitante. Il Bitcoin non è solo volatile, è estremamente volatile. E lo è nel bene come male. In alcuni periodi storici il Bitcoin si apprezza rapidamente, facendo la gioia degli investitori, e tutto pare andare per il meglio. In altri periodi, si rende protagonista di incredibili discese, e genere distorsioni.
Ma non è tutto: anche le oscillazioni giornalieri sono frequenti e profonde, più di qualsiasi altro asset. Forse alcuni specifici titoli azionari potrebbero reggere il passo.
Ora, le oscillazioni certo rappresentano “il sale” dell’investimento speculativo. E’ grazie alle oscillazioni che è possibile generare surplus. Tuttavia, quando sono troppo profonde e frequenti sono un fattore di grave instabilità, e recano danno agli investitori. E’ proprio ciò che accade a chi investe il Bitcoin, a meno di non “padroneggiare” il mercato con estrema competenza.
Il Bitcoin non ha “meccanismi di sicurezza”
Quando una valuta tradizionale si svaluta pesantemente o si rivaluta con altrettanta forza, andando a creare squilibri negli investimenti e nell’economia, la banca centrale interviene, e in genere lo fa con una certa efficacia. E’ un meccanismo importante, quasi salvavita.
Ebbene, il Bitcoin non gode di questo meccanismo. Dunque, è tutto in balia degli investitori, del mercato. D’altronde, è proprio da questa dinamica che nasce la volatilità estrema che caratterizza il Bitcoin.
E’ meno facile da commerciare di quanto si possa immaginare
C’è poi un aspetto tecnico. Il Bitcoin non è semplice da commerciare, non lo è proprio dal punto di vista operativo. Il motivo è semplice: non è ancora integrato nel sistema di intermediazione ufficiale. Le banche, per esempio, eccetto casi molto ma molto rari, non offrono la possibilità fare trading con il Bitcoin.
Occorre rivolgersi a circuiti specifici, non sempre facili da maneggiare (vedi Exchange) o a broker retail, che ne consentono il trading sotto forma di derivati.
Il mercato è poco regolamentato
Infine, una nota circa la sicurezza. Il Bitcoin non è ufficialmente regolamentato, dunque il rischio di incorrere il truffa non è affatto teoriche. Certo, gli enti di vigilanza… Vigilano, ma spesso sono costretti a intervenire in ritardo.