Inflazione in crescita: guai in vista per i risparmiatori?

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L’inflazione è in crescita in Europa e, in generale, in tutto l’Occidente. Una notizia di per sé dirompente, visti gli atavici problemi che coinvolgono i prezzi negli Stati Uniti e soprattutto in Europa. E’ lecito chiedersi, quindi, se questo fenomeno possa mettere in crisi i risparmi, comprometterli in qualche modo. D’altronde, è il semplice termine “inflazione” a fare paura.

Ne parliamo in questo articolo, descrivendo l’impatto di questo nuovo corso dell’inflazione sui risparmi del cittadino medio. 

Gli strani dati dell’inflazione

L’inflazione si sta rendendo protagonista di strane performance, soprattutto in Europa. Anche perché siamo abituati ad anemici aumenti di prezzo, tali da giustificare politiche monetarie ultra-espansive da parte della Banca Centrale Europea.

Ebbene, da qualche mese (anzi quasi un anno) a questa parte i prezzi hanno iniziato ad aumentare a un ritmo sempre più elevato. I dati di aprile vedevano un aumento dei prezzi, anno su anno, pari all’1,6%, vicino al target tanto voluto dalla stessa BCE, e che segnala un fisiologico aumento dei prezzi. A maggio, l’inflazione è salita addirittura al 2%. Dunque, si può parlare tranquillamente di una inflazione in crescita, che in prospettiva può raggiungere anche ritmi maggiori.

Negli Stati Uniti si sta registrando un fenomeno simile, ma ancora più accentuato. Gli ultimi dati parlano addirittura di una inflazione al 5%, sempre anno su anno. Un valore, questo, più vicino ai paesi in via di sviluppo, che a un’economia matura come quella degli Stati Uniti.

Cosa sta accadendo? La risposta è intuitiva. Questi numeri e queste percentuali, non sono altro che l’effetto collaterale delle politiche monetarie estremamente espansive che i governi hanno messo in campo – a livello nazionale e sovranazionale – per far fronte all’emergenza coronavirus. A vario titolo e secondo modi, tempi e quantità diverse, tutti i sistemi economici hanno “subito” una immissione drammatica di liquidità.

Non si tratta dell’unico fattore in ballo, ma certamente di quello più importante. Ad ogni modo, a latere c’è da considerare anche la corsa delle materie prima, più rapida del previsto (vedi petrolio).

Perché l’inflazione non “dovrebbe” essere un problema

E’ bene chiedersi, dunque, cosa significhi questo aumento dell’inflazione per i risparmiatori, se in qualche modo potrà portare nocumento ai risparmi. La risposta è… Probabilmente no. Per ora, non c’è granché di cui preoccuparsi. I motivi di questo ottimismo sono almeno tre.

Dovrebbe essere temporanea. Questa inflazione ha tutta l’aria di essere “non strutturale”, ovvero di originare da contingenze destinate a dissolversi. Il riferimento è al periodo pandemico e immediatamente post-pandemico, contraddistinto da una radicale immissione di denaro nei sistemi economici. E’ presumibile che l’inflazione tornerà nei ranghi non appena le attuali politiche monetarie verranno messe in soffitta. 

Potrebbe essere “fisiologica”. C’è poi da considerare un fenomeno: questo aumento dei prezzi potrebbe essere una fisiologica e “utile” risposta del sistema economico alle sollecitazioni di questi anni. Un po’ di inflazione fa sempre bene, soprattutto quando interviene su un contesto che è da parecchi anni disinflattivo come, per esempio, è quello europeo. Dunque, una inflazione leggermente superiore alla norma e sotto controllo potrebbe essere considerata addirittura come una notizia positiva.

La soluzione è a portata di mano. A prescindere di tutto, l’inflazione (a questi livelli) non dovrebbe preoccupare più di tanto i risparmiatori e i piccoli investitori per un motivo semplice: la soluzione è tecnicamente a portata di mano, e si chiama: investimento. La liquidità parcheggiata può subire una certa erosione. La liquidità investita ha ottime probabilità di svincolarsi da questi meccanismi. Non occorre impegnarsi in chissà quale investimento rischioso, è sufficiente puntare a prodotti in linea con il proprio profilo di rischio. 

Ovviamente, decidere in autonomia è complesso e persino controproducente, se non si posseggono le competenze adatte. Lo è soprattutto in questo periodo. Dunque, il consiglio è di affidarsi a un buon consulente, che sappia indirizzare il capitale caso per caso.

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