In questo articolo forniamo un’analisi di quanto si è verificato nel mercato azionario durante la settimana dall’8 al 12 giugno 2020. Una settimana, lo anticipiamo, molto importante in quanto caratterizzata da un’ondata di vendite e da una generale riduzione dei prezzi. I motivi sono numerosi e serissimi, e li affronteremo nel prossimo paragrafo.
Faremo lo stesso con le performance degli indici di borsa, riservando spazio in particolare a quelli più importanti. Infine, daremo conto delle prestazioni dei vari settori. In ogni caso, opereremo un confronto con la settimana precedente, con l’inizio dell’anno e con lo stesso periodo dell’anno scorso.
Una panoramica generale
Come già anticipato, il quadro consegna una situazione tutt’altro che confortante. Dopo alcune settimane di ripresa, certo non completa vista la debacle di marzo, il mercato azionario ha espresso performance molto negative. Sul banco degli imputati, i timori per una seconda ondata dell’epidemia, che proprio in quei giorni è stata annunciata dall’OMS come altamente probabile.
Gli investitori sono stati colpiti da una evidenza: se è bastata una sola ondata a mettere in ginocchio l’economia, un ritorno massiccio del contagio, magari ai livelli di marzo, potrebbe dare il colpo di grazia. Questo clima di paura si evince candidamente dai numeri.
A partire da quelli degli indici MSCI, che offrono una panoramica di quanto accaduto a livello geografico. L’MSCI World segna un pessimo -4,1% rispetto alla settimana precedente, che si accompagna con l’altrettanto sconfortante -6,8% di inizio anno. Rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, però, totalizza il +3,7%.
Tra i MSCI continentali/nazionali a fare peggio è quello europeo, che fa segnare addirittura un -5,5% rispetto alla settimana prima. Rimane amplissimo il distacco nei confronti dell’inizio 2020 (-13,0%) e dello stesso periodo del 2019 (-5,8%).
A fare meglio di tutti è invece l’MSCI China, spinto da una situazione ormai quasi del tutto normalizzata (focolai pechinesi a parte). Le performance rispetto alla settimana precedente parlano di un tiepido -0,9%. Rispetto al 1° gennaio 2020 ha praticamente raggiunto la parità (+0,1%), mentre rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente fa segnare addirittura un +14,6%.
Fa male ma non malissimo, l’MSCI Brazil, che segna rispettivamente -1,9% (sulla settimana precedente), -18,7% (sull’inizio dell’anno), -4,4% (sullo stesso periodo del 2019.
Le performance degli indici
Ondata di segni meno anche per gli indici di borsa. A fare peggio di tutti, forse un po’ a sorpresa, è lo spagnolo IBEX, che ha realizzato un drammatico -7,4% sulla settimana precedente, un ancora peggiore -22,9% sull’inizio dell’anno, e il -18,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.
Segue a poche lunghezze il tedesco DAX, che fa rispettivamente -7,0%, -9,8% e -1,4%. Numeri simili per il francese CAC 40, che fa -6,9%, -18,0% e -8,4%.
Il nostro FTSE Mib se la cava solo un po’ meglio, e nello specifico realizza -6,4% sulla settimana precedente, -18,6% sul 1° gennaio 2020 e -5,4% sullo stesso periodo del 2019.
Meno drammatiche le performance dell’S&P 500: -4,7%, -5,0%, +7,8%.
Le performance dei settori
E per quanto riguarda i settori? Ebbene, potrà suonare strano, ma nessuno è riuscito ad approfittare della situazione. Segno che la crisi scatenata dall’ipotetica seconda ondata impatterà in ogni ambito, almeno a detta della maggioranza degli investitori.
A fare peggio di tutti sono comunque l’industria e l’energia, che sono quelle che peggio sopportano i lockdown.
Sempre rispetto alla settimana precedente, all’inizio dell’anno e allo stesso periodo dell’anno scorso, l’industria totalizza -6,5%, -13,3%, 5,3%.
L’energia invece totalizza addirittura -8,6%, -29,5%, -26,8%.
Il settore che si è comportato “meno peggio” è la tecnologia, che ha fatto rispettivamente il -2,4%, il -0,6% e il +10,9%.