L’inflazione alta è un problema per il sistema economico, per gli investitori, per i privati. Causa disagi che sono difficili da compensare, pone in essere dinamiche che necessitano di grandi sforzi per essere invertite o semplicemente rallentate.
In questi mesi si sta parlando dell’inflazione alta come un problema anche dei paesi occidentali. Non è certo la prima volta, ma non accadeva da tanto. Sul banco degli imputati, si fa per dire, le politiche monetarie dell’ultimo anno.
Alla luce degli ultimi dati sull’inflazione, operiamo una riflessione sui rischi per i risparmiatori, gli investitori e la gente comune.
Una panoramica dell’inflazione
In Europa l’inflazione alta non è mai stata un problema, non in tempi recenti almeno. Se mai, è vero il contrario. L’inflazione bassa ha tarpato le ali delle economie europee, Italia compresa, per svariati anni. Per inciso, l’inflazione bassa genera disagi a livello micro e macro economico: rallenta gli investimenti, comprime i consumi in quanto gli attori economici tendono a ritardare gli acquisti. Gli effetti sono comunque numerosi e in grado di compromettere le speranze di crescita a lungo termine.
Da qualche tempo a questa parte, l’inflazione ha segnato un cambio di rotta. A maggio del 2021, anno su anno, l’inflazione dell’area Euro ha fatto segnare il +2,1%.
Per inciso, il target, ovvero l’obiettivo delle banche centrali, è una inflazione poco sotto il 2%. Insomma, si è passata da una inflazione asfittica a una addirittura più alta di quanto auspicato.
Un mese dopo, i dati hanno subito una correzione, portandosi a un più equilibrato +1,9%. Per quanto concerne l’Italia, l’inflazione annuale rilevata a giugno è stata pari all’1,3%.
Perché l’inflazione ha registrato valori così elevati, quasi anomali per il contesto europeo? Il motivo è semplice, e va rintracciato nel combinato tra la particolare congiuntura economica che stiamo vivendo e le politiche monetarie “estreme” messe in campo per contrastarla.
La congiuntura economica, almeno in riferimento ai mesi più bui della pandemia, ha segnato una generale contrazione delle attività economiche e produttive.
Le politiche monetarie, proprio per far fronte alla crisi, hanno determinato una immissione di liquidità come raramente se ne sono viste. Per una volta, lo hanno fatto anche in concomitanza con le politiche fiscali. Dappertutto, Italia compresa, vi sono state dilazioni di imposte, prestiti e sovvenzioni.
Ciò ha aumentato l’offerta di moneta ben oltre i valori fisiologici “sopportabili” dal sistema economico, comunque in forte crisi.
I rischi dell’inflazione per gli investitori e la gente comune
L’inflazione moderatamente alta non è un problema insormontabile o ingestibile. Tuttavia, è in grado di creare qualche problema ai risparmiatori. In particolare, erode il reale valore dei depositi e dei conti correnti, ovvero della liquidità “parcheggiata”.
Una inflazione molto elevata, invece, la mette decisamente a rischio. Inoltre, cagiona problemi nella vita di tutti i giorni, in quanto, in assenza di un meccanismo radicale di indicizzazione (comunque poco sostenibile per definizione), riduce fortemente il potere di acquisto degli stipendi e dei redditi da lavoro.
Insomma, se una inflazione moderatamente alta, come quella di questi mesi, può cagionare qualche fastidio; un’inflazione molto alta e rapidamente in crescita può mettere a rischio il tenore di vita.
Come difendersi dall’inflazione
Sulle prospettive future è difficile esprimersi, anche perché le performance del sistema economico – prezzi compresi – dipendono dalla situazione sanitaria. Tuttavia, da più parti si professa ottimismo: il rialzo dell’inflazione, in Europa quanto negli Stati Uniti, non è strutturale ma congiunturale. Insomma, quando tutto questo sarà finito, l’inflazione “tornerà al proprio posto”.
Nel frattempo, gli investitori sono comunque tenuti a prepararsi, ovvero a ragionare sulle mosse per difendersi da una futuribile inflazione in crescita. Quando questa si manifesterà, se si manifesterà, potrebbe essere troppo tardi.
Come fare? La soluzione è sempre la stessa: ridurre la liquidità “parcheggiata” e aumentare gli investimenti. La liquidità bloccata nei conti correnti viene erosa quasi per definizione dell’inflazione, quella riservata agli investimenti, ha buone speranze di non esserlo.
Il consiglio è quindi di investire, magari con l’aiuto di un bravo consulenza in grado di indirizzarvi verso i prodotti giusti e adatti al vostro profilo di rischio.