Decidere se investire il proprio risparmio è una scelta importante e le variabili da considerare sono tante. Le variabili da tenere conto riguardano principalmente i costi e i rischi associati ad un investimento, ma un elemento da considerare che a volte viene trascurato è il quantitativo di tasse da pagare su quegli investimenti. I regimi fiscali sono tre: regime amministrato, regime gestito e regime di dichiarazione. Ognuno di essi presenta delle caratteristiche uniche, le quali possono decidere sulle sorti di un investimento.
Caratteristiche Dei Diversi Regimi Di Risparmio
Ognuna di queste tipologie di risparmio hanno caratteristiche diverse in termini di vantaggi, svantaggi e anche alcune similitudini. Ad esempio, il regime gestito può consentire all’investitore di compensare delle minusvalenze avute nell’anno. Nello specifico, nel caso in cui il rendimento del portafoglio causasse una perdita, quel valore può essere utilizzato come credito d’imposta per i quattro anni successivi.
Il regime della dichiarazione consente ad una persona di avere completa autonomia sulle proprie decisioni di risparmio ed investimento. In questo regime è lo stesso investitore che deve adempiere a tutti i doveri fiscali, inserendo nella propria dichiarazione dei redditi tutti i guadagni e le perdite subite durante l’anno derivanti dagli investimenti. Nel regime fiscale amministrato tutti gli adempimenti fiscali spettanti all’investitore nel regime dichiarativo, passano all’intermediario finanziario, il quale funge da sostituto d’imposta. In questo caso, comunque all’investitore viene data piena autonomia sulle proprie decisioni d’investimento. Il regime fiscale gestito, invece, consiste nel delegare all’intermediario le decisioni sugli investimenti da effettuare e gli adempimenti fiscali del caso.
Risparmio, Quando Nascono I Prelievi Fiscali
Nel dettaglio, una componente importante per la gestione del proprio risparmio e degli investimenti è quando nasce l’obbligo di effettuare gli adempimenti fiscali. La tassazione avviene subito dopo il momento di realizzo di un investimento. Ad esempio, si acquistano azioni di una determinata società e dopo un certo periodo di tempo il prezzo sale e si decide di vendere. La differenza tra il prezzo di acquisto e quello di vendita si realizza (plusvalenza) e su quell’importo si devono calcolare le uscite fiscali. L’aliquota da applicare è del 26%, ad eccezione dei proventi da interessi sui titoli di stato, che è fissata al 12,5%.
In Caso Si Distinguono Il Risparmio Gestito E Amministrato
La differenza tra risparmio gestito e amministrato non sempre viene compresa dalle persone ed è quindi d’obbligo dare ulteriori dettagli per una più semplice comprensione. Nel risparmio gestito, una persona affida il proprio capitale ad un intermediario abilitato, che può essere un consulente finanziario o una Società di Gestione del Risparmio (SGR). Ed è proprio l’intermediario a gestire il capitale affidatogli, scegliendo l’allocazione ottimale di quelle risorse sui mercati finanziari.
Nel risparmio amministrato, c’è sempre l’affidamento del capitale ad un intermediario abilitato che lo custodisce e lo amministra, ma le decisioni su quali strumenti investire spetta sempre all’investitore. In conclusione la tipologia di regime utilizzato, influenza molto gli strumenti su cui si investe. Mentre nel risparmio gestito, si privilegiano molto gli strumenti comuni di investimento (fondi d’investimenti, ETF per intenderci), nel regime amministrato le risorse sono allocate su strumenti singoli, come azioni, obbligazioni e conti correnti.