Sei un Risparmiatore Sotto Stress? Ecco Qualche Consiglio

Risparmio

Il concetto di risparmiatore sotto stress può essere avulso dal vocabolario del cittadino medio, ma indica una condizione reale, diffusa in determinati periodi più che in altri. Per esempio, l’attuale fase storica è funzionale all’insorgenza dello “stress finanziario”, visti i tanti pericoli di cui è costellata la strada di chi, semplicemente, vorrebbe gestire il proprio capitale con prudenza e in una prospettiva di profitto.

A tal proposito, risulta molto interessante l’intervista che Maurizio Bufi, presidente dell’Anasf (l’associazione dei consulenti finanziari) ha rilasciato al quotidiano Avvenire. Di seguito, i punti salienti.

Lo stress finanziario dei risparmiatori 

Prima di trattare i punti salienti dell’intervista a Bufi, è bene fornire un focus sul concetto di stress finanziario, dal punto di vista di vista dei risparmiatori. Ebbene, con questo termine si intende l’ansia e la tensione che il risparmiatore o il piccolo investitore avverte in presenza di una fase di mercato caotica e tendenzialmente ribassista. Quando gli stimoli sono numerosi e difficilmente interpretabili, quando le prospettive sono incerte, emergono i timori più profondi e più limitanti. Si ha paura di sbagliare, di compiere una mossa errata e pregiudicare nella migliore delle ipotesi i rendimenti, nella peggiore delle ipotesi il capitale nel suo complesso. 

Questo, in particolare, è un periodo di stress finanziario, ovviamente innescato dalla pandemia di coronavirus, che sta impattando in modo drammatico proprio sull’economia, sulla finanza e sui mercati.

La questione delle vendite

Nei momenti di incertezza, vi è la tendenza a vendere, a disfarsi dei prodotti finanziari per i quali si teme il peggio. Bufi, a tal proposito, invita alla calma e a vendere solo se vi è reale necessità.

Infatti… “sconsiglio di vendere e ricordo che l’esperienza ci insegna che con l’intervento delle istituzioni finanziarie, tipicamente le banche centrali, l’azione dei governi, o di ambiti sovranazionali, nonché delle forze del libero mercato si riprende la strada della crescita e della stabilità economica e finanziaria, nel tempo recuperando le posizioni perse e migliorandole a loro volta”.

La questione dell’acquisto

E che dire invece dell’alternativa contraria, ovvero dell’acquisto? D’altronde, il panic selling porta a una spirale ribassista, svalutando alcuni prodotti di investimento. Anche a questo proposito, però, Bufi richiama alla prudenza. 

“Si può comprare se l’obiettivo è cercare di ottenere performance più premianti, cioè si può utilizzare a proprio favore il panico altrui. Non si tratta né di cinismo né di azzardo, quando i mercati azionari o obbligazionari scendono c’è sempre chi compra. Nell’attuale crisi forse è consigliabile un approccio più attendista, quindi o si sta fermi o si compra sul mercato un po’ alla volta e distribuito nel tempo, fino alla fine dell’anno, per esempio”.

L’importanza della liquidità

Bufi esprime anche una certa predilezione all’aumento della liquidità, proprio in una visione prudenziale e attendista, necessaria soprattutto in un periodo in cui molti rischiano di perdere il lavoro. 

Nello specifico, dichiara che “In questa situazione di grande incertezza, mantenere una posizione liquida più ampia rispetto alle normali condizioni di sostanziale stabilità economica e finanziaria può essere una scelta sensata. Ciò è auspicabile in una logica particolarmente prudenziale, visto il contesto attuale”.

Diversificazione in base al nuovo profilo di rischio

In un periodo di stress finanziario appare utile, anzi necessario, riequilibrare il portafoglio, puntando alla diversificazione. A tal proposito, Bufi invita alla valutazione caso per caso, soprattutto in una prospettiva di analisi del peso delle singole asset class, tra cui spiccano le azioni, le obbligazioni, le valute, gli investimenti a lungo termine etc..

Il criterio di riferimento, forse l’unico imprescindibile, è il profilo di rischio del singolo, la sua capacità di sopportare, anche da un punto di vista meramente potenziale, la perdita dei capitali investiti. Insomma, la parola d’ordine, anche quando si diversifica, è personalizzazione dell’investimento.

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