Correzioni mercato azionario: 4 verità da sapere

Correzioni mercato azionario
Trading

Le correzioni del mercato azionario generano timori nei trader. D’altronde, vengono considerate come eventi in grado di smentire le stime, le previsioni, le analisi. Eventi potenzialmente molto “dolorosi”, e che possono cagionare perdite ingenti.

Ne parliamo in questo articolo, elencando alcune costanti che caratterizzano le correzioni, e che ogni trader impegnato nell’azionario dovrebbe conoscere.

Cosa sono le correzioni del mercato azionario 

Con il termine “correzione” si intende una pesante svalutazione di un titolo, capace potenzialmente di contagiare anche le altre azioni e persino gli altri mercati. Affinché si possa parlare di correzione essa deve possedere alcune precise caratteristiche.

Deve imprimere una discesa “pesante”. Siamo di fronte a una correzione quando il titolo perde parecchi punti percentuali e in un tempo breve. In genere, almeno il 10%.

E’ inserita in un trend rialzista. Le correzioni sono, all’apparenza, contro-trend. Ovvero, si verificano mentre il titolo si sta rivalutando. Ciò amplifica il senso di stupore che caratterizza l’avvento di ogni correzione.

Le correzioni propriamente dette non vanno confuse con le cosiddette “correzioni al rialzo”, che sono rivalutazioni repentine del titolo inserite in trend discendenti. 

Le 4 verità sulle correzioni

Al di là di questa scarna definizione, esistono alcune caratteristiche meno conosciute delle correzioni o che i trader tendono a trascurare, verità di cui essere consapevoli in quanto funzionali a una risposta immediata, tale da permettere al singolo di proteggere il capitale.

Sono più frequenti di quanto si possa immaginare

Le correzioni vengono considerate delle piccole grandi sciagure. Proprio per il loro carattere contro-trend, colgono di sorpresa e generano un effetto amplificato, il quale va oltre i danni che realmente cagionano. Anche in virtù di ciò, si tende ad assegnare loro un carattere di rarità. 

In realtà, le correzioni sono molto più frequenti di quanto ci si immagina. E’ sufficiente dare un’occhiata ai grafici di lungo periodo per rendersene conto. Basta citare un dato, per comprendere quanto siano frequenti. Un dato che coinvolge un indice, dunque un “insieme” di titoli azionari, ma che rende molto bene l’idea.

Lo S&P negli ultimi 60 anni ha totalizzato una trentina di correzioni di entità pari o superiore al 10%, senza contare i cali “profondi” ma inferiori a questa percentuale. Certo, occorre distinguere titolo azionario e titolo azionario, ma questo dato fa comunque pensare.

Sono trainate dalle emozioni

E’ facile e allo stesso tempo difficile comprendere il meccanismo che sta dietro alle correzioni. E’ difficile perché, come vedremo più avanti, rappresentano in parte un oggetto nel mistero, almeno nelle loro caratteristiche più concrete.

E’ facile perché sono trainate dalle emozioni, dall’irrazionalità… E non potrebbe essere altrimenti. Sono ben pochi gli eventi che giustificano un calo poderoso e immediato. Nella maggior parte dei casi, si parla di calo di fiducia, e non solo di prezzo. E non è nemmeno un caso che le correzioni sopraggiungono nei trend rialzisti. A suscitare il panico, infatti, è sempre – nel trading come nella vita – la dissoluzione di una certezza.

Ovviamente, parlare di irrazionalità non significa negare la presenza di un evento scatenante. Anzi, un evento scatenante c’è sempre. 

Tendono a essere brevi

Il mercato tende a compensare se stesso. Sicché, le correzioni durano generalmente poco. Questo avvalora ancora di più la “tesi emotiva”. D’altronde, lo si è visto anche con l’ondata di correzione recenti, quella di marzo 2020. 

Molti asset sono crollati durante la prima ondata di coronavirus, ma nella stragrande maggioranza si sono ripresi. Ben pochi, poi, non hanno recuperato almeno un po’ di terreno. E questo già nel giro di qualche settimana. 

Sono imprevedibili

Nonostante le correzioni facciano parte della vita di un trader e siano tutto sommato “normali”, rimangono imprevedibile. E’ letteralmente impossibile conoscere in anticipo quando si scatenerà la prossima ondata di correzioni, quale sarà il suo minimo e quanto durerà (fermo restando che si parla di tempi molto ristretti). Soprattutto, non si può sapere quale asset coinvolgerà. D’altronde, è proprio l’imprevedibilità a rendere una correzione tale. Se fosse prevedibile, se non colpisse nell’immaginario gli investitori, non scatenerebbe il panic selling.

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