Se avete pensato di investire in azioni, il consiglio è di riflettere bene. Non perché sia una cattiva idea, o una scelta dannosa, quanto per le implicazioni che il trading azionario comporta sotto alcuni punti di vista. Per esempio, quello della complessità. Per quanto dall’esterno possa apparire semplice, in realtà non lo è affatto.
Tale percezione spinge i neofiti, o la gente comune, a compiere un errore di fondo, sempre in grado di generare conseguenze negative, spesso responsabili di esiti drammatici (dal punto di vista economico si intende). Ne parliamo in questo articolo.
Investire in azioni: un errore di fondo
Lo abbiamo già accennato: il mercato azionario, il mondo degli investimenti, l’attività di trading, possono apparire dall’esterno più facili di quanto non lo siano in realtà. A tal proposito, vale la pena citare una massima di Warren Buffet, famoso investitore che tutti voi conoscerete, che in merito al grado di difficoltà delle attività di investimento ebbe a dichiarare: investire è semplice, ma non è facile.
Cosa significa questa massima? All’apparenza sembra contraddittoria, ma non lo è affatto. Molto banalmente, Warren Buffett ha inteso evidenziare la presenza di regole e dinamiche tutto sommato comprensibili, facilmente assimilabili. A ciò questa semplicità, però, non corrisponde la facilità. Ovvero, riuscire a guadagnare è complicato. Questa dinamica è tipica, per esempio, di molti giochi e sport privi di regole complesse, ma che sono complicati da padroneggiare. Pensiamo al calcio: le regole sono poche e si imparano subito. Giocare a calcio “bene”, però, è esclusiva di pochi.
Anzi, quando si parla di attività competitive, spesso a una quantità risicata di regole corrisponde una complessità significativa.
Insomma, la percezione che molta gente comune, che magari possiede capitali da investire, è spesso sbagliata. Ciò porta a un errore di impostazione molto grave: pretendere di investire in completa autonomia, magari dopo aver imparato qualche regola, aver letto uno striminzito tutorial.
Ciò porta a conseguenze spesso gravi, a volte irreversibili. Ne parliamo nel prossimo paragrafo.
I rischi di un comportamento imprudente
La prima conseguenza, quella più evidente, è perdere il capitale. Se ci si avventura in un territorio ricco di insidie senza un solido equipaggiamento, il rischio di “finire male” è dietro l’angolo. Per equipaggiamento, quando si parla di investimenti, si intende non solo il capitale ma anche e soprattutto il bagaglio di competenze che consente di stare sul mercato con cognizione di causa, ponendo in essere azioni in grado, potenzialmente, di generare profitto.
Ebbene, chi crede che il mondo degli investimenti sia tutto sommato facile da domare, e che sia alla portata di tutti, magari a costo di un percorso di studio breve o solo abbozzato, commette l’errore di fare il passo più lungo della gamba. Effettua investimenti tendenzialmente fallimentari.
Un’altra conseguenza, certo meno visibile ma che può causare danni a lungo termine, riguarda la disaffezione.
Chi si approccia in modo imprudente agli investimenti, paga lo scotto in modo quasi immediato. A questo punto subentra la disillusione, la delusione nuda e cruda. Le sue speranze sono state tradite. Ecco che il sentimento portante è la disaffezione. L’investitore “imprudente” si convince che non ne vale la pena, e abbandona l’idea di investire. Spesso, lo fa una volta per tutte, e non torna sui suoi passi.
Ciò gli preclude di colpo tutte le opportunità che, con un approccio più moderato e prudente, avrebbe potuto cogliere negli anni a venire.
Come evitare di finire nei guai
C’è un solo modo per evitare di compiere questo tragico errore di fondo: riconoscere fin dalle prime battute la complessità del mondo degli investimenti, comprendere che il guadagno non è alla portata di tutti sempre e comunque. Una volta realizzato ciò, l’aspirante investitore si pone davanti a un bivio: effettuare un percorso di formazione come si deve, della giusta durata e opportunamente approfondito; farsi assistere da un esperto.
La prima strada porta all’autonomia pressoché completa, ma costa tempo, fatica e denaro. La seconda strada invece pone in essere risultati potenzialmente immediati, ma allontana la prospettiva di autonomia, comunque possibile.
Il consiglio, se avete un certo capitale a vostra disposizione, è di metterlo a frutto immediatamente, facendo riferimento a un esperto, a un consulente. Nessuno vi impedisce, poi, di imparare strada facendo, di effettuare un percorso formativo ad hoc.