Trading Azionario: la Differenza tra Small Cap, Mid Cap, Big Cap

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Se vi siete già approcciati al mondo del trading azionario, o pensate di farlo a breve, avrete già sentito parlare di small cap, mid cap e big cap. E’ una delle classificazioni più importanti, tra quelle riguardanti i titoli azionari, dunque rappresenta un elemento di cui essere pienamente consapevoli.

Ne parliamo in questo articolo, offrendo una panoramica delle small cap, delle mid cap e delle big cap, presentando definizioni esaustive e parlando delle ripercussioni per quanto concerne il trading azionario e gli investimenti.

Una definizione di small cap, mid cap e big cap

A un livello estremamente superficiale, è facile comprendere la differenza tra queste tre tipologie di azioni. Se “cap” sta per “capitalizzazione”, allora:

  • Le small cap sono i titoli azionari emessi da aziende a bassa capitalizzazione
  • Le mid cap sono i titoli azionari emessi da aziende a media capitalizzazione
  • Le big cap sono i titoli azionari emessi da aziende ad elevata capitalizzazione

Fin qui, tutto liscio, niente che possa porre in essere dubbi o prestare il fianco a fraintendimenti. La questione diventa più complicata quando lo scopo è circoscrivere i confini tra le categorie, ovvero conferire loro dei confini quantitativi, oggettivamente validi.

In primo luogo, perché, in realtà, la capitalizzazione non è l’unico criterio con cui le aziende vengono incasellate nell’una o nell’altra categoria. Vengono presi in considerazione altri elementi, per esempio la presenza nei mercati internazionali, l’estensione della rete commerciale e produttiva. Sicché alcune aziende con capitalizzazione simili possono, almeno in linea teorica, appartenere a due categorie diverse.

In secondo luogo perché, anche qualora si prendesse a riferimento esclusivamente la capitalizzazione, si assisterebbe a una modifica degli stessi confini. Per esempio, fino a qualche decennio fa, un’azienda con la capitalizzazione di un miliardo faceva sempre parte delle big cap, mentre oggi è più probabile che venga annoverata tra le small cap. Questa dinamica è determinata soprattutto dall’inflazione, ma non solo: a incidere è anche l’oggettiva tendenza delle aziende a espandersi oltre i confini nazionali, sfruttando le possibilità concesse dalla globalizzazione.

Ad ogni modo, più per una questione empirica che per la volontà di fornire coordinate estremamente precise, si fa riferimento soprattutto al parametro della capitalizzazione, secondo i limiti che seguono.

  • Entro i 2 miliardi di capitalizzazione: small cap
  • Tra i  2 i 10 miliardi di capitalizzazione: mid cap
  • Oltre i 10 miliardi di capitalizzazione: big cap

Esistono, poi, le mega cap, ovvero le azioni emesse da aziende estremamente grandi. In genere, esse superano i 100 miliardi di capitalizzazione. Tale classificazione non è ufficiale, ma sta prendendo piede, almeno a livello gergale.

Fare trading con le small cap, le mid cap e le big cap

C’è differenza tra fare trading azionario con le small cap, le mid cap e le big cap? Prima di rispondere a questa domanda è necessario fare una precisazione: ogni titolo azionario, anzi ogni asset, è una storia a sé stante. Ogni esperienza è diversa dall’altra. Se però vogliamo ragionare sulle differenze tra queste tre categorie, la risposta ufficiale dovrebbe essere negativa. O, per meglio dire, le differenze per quanto concerne l’attività di trading non dipendono dalla “natura cap” di un’azienda. Sono altri i parametri in gioco, in primis la volatilità, le prestazioni nel mercato di riferimento etc.

Nella pratica, però, la classificazione può incidere. Se non altro in termini di visibilità. Le big cap sono più famose delle small e delle mid, dunque attirano più investitori, almeno tra quelli non professionisti. Insomma, godono di un’autorevolezza superiore. E’ ovvio che a tale interesse segue una richiesta maggiore, e dunque una tendenza all’aumento delle quotazioni.  In genere, tende a piovere sul bagnato, nel bene e nel male.

Un consiglio per chi vuole investire nelle azioni

Abbiamo abbastanza semplificato. Non è possibile fare altrimenti, visto la complessità dell’argomento. Fare trading non è una questione di big, med, e small cap. Ci sono tanti altri fattori in gioco. Per i non professionisti, o per chi non ha effettuato un percorso formativo ad hoc, potrebbe essere davvero complicato tirare il classico ragno dal buco.

Il consiglio, dunque, è di fare riferimento a un esperto che possa fungere da mentore o, in alternativa, guidare gli investimento. Un consulente finanziario esperto nel trading, per esempio. L’importante è non cercare di correre autonomamente, se ancora non è stato maturato un bagaglio sufficiente per camminare sulle proprie gambe.

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